Ciao a tutti! Mi chiamo Marco, sono socio dell’associazione LISten da gennaio 2017. Sono qui per
raccontarvi il “nuovo mondo”, in cui sono stato immerso durante l’esperienza di volontariato nel
Corpo Europeo di Solidarietà (ESC) a Berlino. Ho vissuto a Berlino da settembre 2019 fino ad
agosto 2020 per svolgere il lavoro di educatore in una scuola elementare per i bambini da 6 a 12
anni.
Il mio viaggio è iniziato con il mio amico Gaetano che nei primi giorni mi ha fatto compagnia, ma è
rimasto per pochi giorni. All’inizio ero un po’ disorientato. Abbiamo incontrato, all’arrivo nella
nuova casa, le mie coinquiline che mi sono sembrate brave ed educate, si sono interessate subito
alla lingua dei segni, così ho insegnato loro alcuni segni internazionali per prendere vantaggio nelle
comunicazioni.
Abitavo in un appartamento pertinente ad una chiesa (non rimanete di stucco, perché era un
appartamento meraviglioso e grande con stanze belle e funzionali. Non un collegio!!! Lo preciso
perché molti, quando dicevo che era pertinente ad una chiesa, mi dicevano: “è inquietante”
…senza averlo visitato). Con me vivevano quattro coinquilini anche loro erano volontari e venivano
da diverse nazioni: Polonia, Ucraina, Danimarca e Austria. Ognuno svolgeva un progetto diverso.
La cosa più bella di questa casa era il panorama: dalla finestra in alto si vede la torre più alta della
Germania di 368 m e simbolo di Berlino, che si trova in Alexanderplatz. Si chiama Fernsehturm
(Torre della Televisione). Io e Gaetano abbiamo visitato alcuni posti importanti della città. Ho
visitato per la prima volta nella città East Side Gallery, che si trova circa 15 km da casa mia. Si
tratta del muro di Berlino, sul quale ora sono stati fatti dei murales, la più lunga striscia di murales
open air al mondo. Oggi commemora la caduta del muro di Berlino.
La cosa più bella del mio anno è stata quella di condividere le mie esperienze con i volontari e
alcuni amici. Abbiamo fatto tutti molte esperienze insieme. Oltre a lavorare, cucinavamo,
preparavamo la pizza, uscivamo, facevamo la chiacchierata e giocavamo a carte. C’era un continuo
scambio di culture.
Nel mio progetto ho svolto il servizio nel doposcuola (in Germania lo chiamiamo “Hort”). Ho
incontrato i nuovi colleghi ed educatori, tra cui anche una collega sorda. Questa cosa la sottolineo
perché in Italia non ci sono realtà di questo tipo e gli educatori sordi hanno molta difficoltà nel
trovare lavoro. Mi occupavo nei primi giorni dei bambini di terza elementare insieme con
un’educatrice. Dopo sei mesi circa, mi sono spostato nella classe prima per poter collaborare con
altri due educatori.
Il mio progetto consisteva principalmente nell’assistere gli educatori che lavorano nel doposcuola,
nel supportare i bambini e nella preparazione dei materiali.
Nell’Hort i bambini possono giocare, fare i compiti e altre attività per impiegare il tempo libero.
Alla fine della lezione oppure durante la pausa pranzo solitamente raggiungono l’Hort. Nell’ambito
della mia attività, e con particolare riferimento alle attività rivolte al tempo libero dei bambini, ho
proposto l’insegnamento degli elementi base della lingua dei segni tedesca. Le altre offerte erano
giocare a carte e a scacchi, lavorare la lana, la lettura, giocare a calcio o a pallavolo. Io ho imparato
la lingua dei segni tedesca grazie alla mia collega ed educatrice sorda e man mano che imparavo
ho potuto trasferire alcuni elementi di base ai bambini. Un’attività che ho imparato e che piaceva
molto ai bambini è l’utilizzo del telaio (Loom) per costruire dei braccialetti. Li aiuta molto nella
manualità e nella manipolazione. Un momento speciale è stato quando un venerdì abbiamo
organizzato la preparazione dei Waffeln con i bambini. In quel ruolo ero un educatore-chef, che ha
insegnato la ricetta ai bambini: ero interessato alla loro curiosità e al desiderio che avevano di
assaggiarlo. Si sono congratulati con me per il Waffeln e per aver lavorato con i bambini.
Purtroppo, tutte queste attività sono state interrotte dalla pandemia causata dal coronavirus
(COVID-19). Non capivo cosa fosse! L’emergenza in Germania è scoppiata dopo, rispetto all’Italia.
All’inizio si pensava, che questo virus non fosse così invasivo. Successivamente a causa della
crescita dei contagi anche qui è stato imposto il lockdown.
Sono stato a casa per oltre due mesi (dal 16 marzo). Speravo di riprendere a lavorare, ma era
rischioso perché i bambini difficilmente riuscivano a mantenere le distanze di sicurezza e potevano
prendere il virus in una forma lieve e asintomatica, quindi gli educatori potevano essere contagiati.
Inoltre, per raggiungere il posto di lavoro dovevo prendere la metro e il bus, per cui il rischio di
contagio era molto alto, non solo per me, ma anche per le persone che vivevano con me che
potrebbero essere a loro volta contagiate. Così restavo a casa per salvare, non solo me stesso, ma
anche gli altri…! Ho dovuto riorganizzare la mia vita durante la quarantena: dormivo, studiavo,
leggevo qualcosa, cucinavo, stavo al telefono o in videochiamate con diversi amici …insomma
cercavo di stare sempre in attività, così mi sembrava che le giornate passassero più velocemente.
Questo è stato un buon momento anche per studiare le lingue, in modo da poter migliorare il
tedesco. Il corso di lingua dei segni tedesca è stato organizzato n corso online tramite Zoom.
Dopo due mesi, ho ricominciato a lavorare nell’Hort, ma non era più come all’inizio il servizio era
un’assistenza di emergenza per i bambini, figli di poliziotti, pompieri, infermieri, dottori, mentre gli
altri bambini dovevano stare a casa. Non andavo ogni giorno. Dopo la quarantena, ho frequentato
spesso un club di giovani sordi per socializzare e fare amicizia. Ogni tanto facevo un giro nella città.
Andavo a bere con gli amici. Poi sono stato in vacanza in Italia per due settimane. In Italia ho
trovato molti cambiamenti, come in Germania, ho dovuto seguire le regole di sicurezza.
Sono rientrato in Germania per l’inizio del nuovo anno scolastico che, a differenza dell’Italia, si
apre ad agosto.
Quando ho salutato i miei colleghi e i bambini ho cercato di non soffrire e rattristarmi, ma non è
stato facile. È stato un giorno emotivamente forte che non potrò mai dimenticare. Ho sentito dire:
“È l’ultimo giorno di Marco!”. I bambini hanno voluto offrimi piccoli pensieri e regali.
Poi è arrivato il momento in cui ho dovuto salutare gli amici che ho conosciuto in questo anno. Ho
organizzato una festa di saluto a casa mia con coinquilini e amici.
Vivere in Germania è sempre stato un mio sogno sin da bambino e, grazie a questa opportunità, è
diventato realtà. Avevo sempre voglia di imparare il tedesco. A Berlino ho imparato tante cose
passo per passo: nuove culture, lingue, metodi di lavoro, ecc. In più ho conosciuto nuove persone
gentili e disponibili. È stata un’occasione per aprire gli orizzonti e la mente ed essere indipendente
e autonomo. Molto spesso si considerano i tedeschi come persone fredde, “senza sorriso”,
pragmatiche, dure e quasi “senza sentimenti”. Invece, sono piuttosto delle persone formali e
spesso hanno bisogno di un po’ più tempo per lasciarsi andare, ma, una volta fatta amicizia con
loro, risultano essere degli ottimi amici! Questo mi ha rincuorato. Berlino, ora, è diventata una
delle mie città del cuore.
All’inizio non sapevo parlare né inglese, né tedesco. Conoscevo solo i segni internazionali. Ho
cercato di studiarlo da solo dai libri o tramite un’applicazione. Oltre all’apprendimento della lingua
tedesca, orale e scritta, ho frequentato anche il corso di lingua dei segni tedesca. Anche
l’esperienza lavorativa è stata importante, perché ho potuto apprendere nuovi metodi e modi di
insegnare. Ho capito, che, per imparare, bisogna osare senza porsi limiti e senza aver paura.
di Marco Genise
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