Recentemente mi sono imbattuta in questa frase: “Se la delusione ti ha spento un sogno, non lasciare che ti spenga la vita…”
Trovo che sia perfetta per riassumere la storia di Elisabetta, una professionista appassionata e tenace che ha saputo rialzarsi più volte, fino a raggiungere il suo sogno: diventare un’interprete LIS.
Ecco come si racconta…
“Io e la lingua dei segni o meglio, io e la sordità.
Erica mi ha chiesto di scrivere qualcosa del mio percorso, spiegando come mi sono avvicinata a questo mondo, come sono arrivata qui dove sono, ecc…
Una richiesta che mi ha lusingata perché è una cosa di cui non parlo con tutti, non certamente per vergogna o timidezza ma perché mi piace custodirla dentro di me come una perla preziosa, che merita di essere mostrata solo ad alcuni, a coloro che sanno comprenderla.
Oggi invece sono qui a scrivere, decisa a mostrare questa perla senza paura di giudizi e critiche.
Mi chiamo Elisabetta, faccio l’educatrice e da sempre la sordità ha fatto parte della mia vita, non come patologia, disabilità o handicap, ma semplicemente come parte naturale della mia vita essendo i miei nonni paterni e una zia sordi, o meglio, come si è sempre usato dire in casa e nella società di non moltissimi anni fa, sordomuti, termine che ho sempre usato senza connotazioni negative, ma dopo anni di studio, so essere un termine non corretto e obsoleto.
Quindi la sordità è entrata così nel mio vissuto.
La lingua dei segni invece è arrivata tempo dopo.
Un giorno ci chiamò Fausto del soccorso stradale del mio paese, il quale aveva soccorso una famiglia di sordi francesi con l’auto in panne ma non riusciva a comunicare con loro e perciò chiese aiuto a mio padre, che subito disse: “non segno da molti anni, non so se mi ricordo”. Raggiungemmo la famiglia e la prima impressione che ebbi fu che fossero a disagio: non sapevano bene dove si trovassero, non riuscivano a capire bene la situazione e a farsi capire, quindi mio padre cercò di aiutarli, tramite il labiale, qualche segno e soprattutto la scrittura. Riuscì a far capire loro cosa stava succedendo. Sembra un aiuto banale, al quale sarebbe potuto arrivare chiunque, invece io credo che nella comunicazione non ci sia mai nulla di semplice e scontato.
Anni dopo, durante gli anni di Università, decisi che mi sarebbe piaciuto specializzarmi in Lingua dei Segni e così circa 7 anni fa, iniziai il mio percorso; i percorsi di studio possono sembrare tutti uguali, eppure alcuni incontri fanno la differenza, per me questa differenza fu la mia prima insegnante sorda Laura, che aveva e ha tuttora, una semplicità e una sensibilità interna capace di smuovermi l’anima e trasmettermi molto di più della lingua, al di là dei miei progressi nello studio che, ho sempre visto con occhio molto critico. Ancora oggi nella lingua dei segni, non mi sento arrivata, sento sempre di dover imparare qualcosa e credo sarà così anche fra 20 anni!
Finiti i tre livelli LIS, durante i quali ho potuto fare piccole esperienze come Assistente alla comunicazione, il mondo dei sordi mi appariva ancora poco accessibile, forse perché provenivo da un piccolo paese lontano da Torino e i sordi del mio territorio non sapevo dove cercarli e inoltre vivevo con l’insicurezza di non sapere come comunicare con loro in modo efficace. Finché andai all’ENS della mia provincia e lì ebbi una grande sorpresa: incontrai delle signore sorde che conoscevano mia nonna, erano amiche, così come conoscevano mio nonno. Loro senza saperlo, mi diedero una nuova energia e spinta a voler continuare la mia formazione e inoltre, tempo dopo, mi mostrarono anche il segno nome di mia nonna che io con orgoglio ho fatto diventare il mio.
Carica di nuova energia, mi iscrissi ad un corso per assistenti alla comunicazione, durante il quale ho potuto crescere, ho imparato molto e ho messo le basi anche per un futuro da interprete; purtroppo l’anno dopo il corso interpreti non fu attivato, dentro di me si spezzò qualcosa, facendosi largo l’idea che ci fossero altre studentesse LIS molto più capaci di me e con maggiori conoscenze nell’ambito della sordità.
Ciò che sentivo dentro, del quale riesco a rendermene conto solo ora, era un giudizio severissimo che io stessa davo alle mie capacità, che mi impediva di essere spontanea e naturale nel segnare, naturalezza che sentivo dentro di me ma che non riuscivo a far uscire all’esterno.
Questo giudizio severo e il pensiero ricorrente di essere meno brava di altri, mi hanno portata a chiudere in un cassetto la lingua dei segni, non riuscivo ad affrontare un possibile fallimento, un fallimento che in realtà, era solo dentro la mia testa, un fallimento che si chiama insicurezza.
Ma quando sei destinata ad una cosa, in un modo o nell’altro essa torna da te e così è stato per la lingua dei segni: iniziai a frequentare serate di conversazione in LIS, proprio quello di cui avevo bisogno, nessun giudizio ma esercizio e scambio. In quel gruppo, ho ritrovato fiducia nelle mie capacità e ho sviluppato una maggiore sicurezza.
Quest’anno ho potuto approfondire con un corso sulle tecniche di interpretariato che mi hanno formato ancora di più, rendendomi a mano a mano più sicura di me.
Poi, siccome la vita è strana e ti sorprende sempre, sono arrivate anche delle occasioni per potermi mettere in gioco, senza pretendere di essere chissà chi, di essere la più brava o di essere arrivata, ma grazie a queste esperienze, ho maturato la consapevolezza che ho delle competenze e ho lavorato per poterle sviluppare, che ho la giusta intelligenza e sensibilità per poter fare le cose e posso farcela, posso essere uno strumento per poter aiutare qualcuno ad esprimersi. Per questo, mi sento interprete.
Solo chi ha indossato le mie scarpe e camminato sulla mia strada può giudicare chi sono e chi sarò domani.
Non mollate i vostri sogni, ma soprattutto non giudicatevi mai inferiori a nessuno!”
– Elisabetta.
Io ho avuto la fortuna di percorrere un piccolo tratto di strada con Elisabetta, e sono davvero felice del suo percorso, e di ciò che ha saputo realizzare.
E’ l’anima giusta per costruire unione tra sordi e udenti, come piace a noi.
E che la sua esperienza sia di stimolo a molti!
Grazie per esserti fidata di noi e per averci regalato la tua storia!
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